L’importanza dell’industria in Europa è innegabile (20% del PIL europeo periodo 2009-2019). Per mantenere questa posizione di rilevanza economica, l’industria deve evolversi costantemente attraverso un’innovazione continua e attraverso agevolazioni fiscali industria 5.0.
Industria 4.0 sta rappresentando una visione complessiva di come i progressi tecnologici avranno un impatto trasformativo sulle catene del valore industriali grazie all’adozione di tecnologie digitali, la connettività dei processi produttivi e l’uso intensivo dei dati.
L’impatto sta comportando un cambiamento nei ruoli dei lavoratori e una maggiore dipendenza da tecnologie complesse che richiedono nuove competenze e adattamenti dei persone e delle aziende.
L’Europa ha definito un nuovo obiettivo ambizioso con il “Green Deel” (transizione ecologica), la pandemia Covid-19 ha evidenziato la necessità di flessibilità lavorativa e quindi dall’Industria 4.0 è stato naturale ampliare la visione a qualcosa di più ampio.
Industria 5.0 nasce con l’obiettivo di ridefinire l’approccio dell’industria europea. Sarà la nuova fase evolutiva dell’industria 4.0 basata su tre pilastri: umano-centrismo, resilienza e sostenibilità.
“L’industria 5.0 si propone di rispondere alle esigenze sociali e ambientali, promuovendo l’economia circolare, la responsabilità sociale d’impresa e la produzione sostenibile per un futuro più resiliente e orientato al benessere dell’uomo e del pianeta” così viene descritto lo scopo di questa quinta rivoluzione industriale.
Questo cambiamento di prospettiva promuove un’industria che non solo prospera economicamente, ma tiene conto degli impatti sociali e ambientali, rispettando i confini del nostro pianeta.
Un punto fondamentale di Industria 5.0 è il riconoscimento del valore delle nuove tecnologie come opportunità per creare prosperità e un impatto positivo sulla società nel suo complesso. Quindi non limitandosi alla creazione di posti di lavoro, ma anche migliorare la qualità di vita delle persone, risolvere le sfide ambientali e sociali e creare una società più equa e sostenibile.
Il benessere dei lavoratori dell’industria è al centro di questa nuova visione. Creare condizioni di lavoro che siano soddisfacenti e sostenibili per gli individui, ovvero un ambiente di lavoro sicuro ed efficiente dove il riconoscimento del valore dell’apporto umano nelle attività aziendali è attivo.
Questo cambiamento richiederà anche una politica industriale ben ponderata che crei le condizioni migliori per l’innovazione, vedi per esempio gli incentivi di cui parleremo più avanti nell’articolo.
Come è avvenuto per la digitalizzazione industriale, grande tema dell’Industria 4.0, la sfida di Industria 5.0 diventerà da leva competitiva a necessità per la sopravvivenza del business.
Le tecnologie chiave di questa nuova rivoluzione saranno:
- interazione uomo-macchina personalizzata;
- tecnologie ispirate alla natura e materiali intelligenti;
- digital twin e simulazione;
- tecnologie per la trasmissione, l’immagazzinamento e l’analisi dei dati
- Intelligenza artificiale;
- tecnologie per l’efficienza energetica, energie rinnovabili, stoccaggio dell’energia e autonomia.
Riassumendo le forze catalizzatrici dell’industria 5.0, l’intelligenza artificiale (IA), la robotica avanzata e l’Internet of Things (IOT) stanno ridefinendo i processi produttivi e la natura del lavoro industriale.
L’Italia come sostiene questo processo?
Per l’industria 4.0 era stato stabilito un piano di incentivi in cui il credito di imposta 4.0, la formazione e la R&S, promuovevano lo sviluppo tecnologico e la digital trasformation. Lo scopo: favorire le aziende che hanno effettuato investimenti in beni strumentali (materiali o immateriali) necessari alla trasformazione dei processi produttivi.
Il Ministero dello Imprese e del Made in Italy ha annunciato il Piano Transizione 5.0, che mira a sostenere gli investimenti in digitalizzazione e nella transizione green delle imprese attraverso uno schema di crediti d’imposta.
La comunicazione ufficiale prevede risorse pari a 6,3 miliardi di euro per il biennio 2024-2025 a favore della transizione digitale e green delle imprese italiane che concretamente potrà avvalersi di:
- Credito di imposta per l’acquisto di beni strumentali e software collegati.
A condizione che, tramite gli stessi (i beni 4.0 e i software – ndr), si consegua complessivamente una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva o una riduzione dei consumi energetici dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5 per cento; - Credito per la formazione del personale sui temi della transizione ecologica.
A condizione che le attività formative siano erogate da soggetti esterni individuati con decreto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy; Credito per investimenti per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Nel decreto sono esposti diverse specifiche, che qui non stiamo a riportare per semplificazione, per individuare esattamente cosa è incluso o meno dal credito.
- Credito per investimenti per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Nel decreto sono esposti diverse specifiche, che qui non stiamo a riportare per semplificazione, per individuare esattamente cosa è incluso o meno dal credito.
Ma vediamo nel dettaglio il credito per:
- Acquisto di beni strumentali 4.0 e software collegati: le aliquote variano in base alla percentuale di riduzione dei consumi energetici, tipologia di investimento (struttura produttiva o di processo) e l’importo investito. Vanno da un massimo del 45% al minimo del 15%.
- Formazione del personale: sono ammesse, entro il limite del 10% dell’investimento agevolabile, le spese per la formazione del personale;
- Autoproduzione e autoconsumo da fonti rinnovabili: la base di calcolo del credito d’imposta per un importo pari al 120 per cento e 140 per cento del loro costo in base alla tipologia.
Sarà quindi necessario calcolare e certificare la riduzione dei consumi e l’esecuzione degli investimenti.
Il decreto stabilisce che la valutazione del risparmio energetico dovrà essere calcolata su base annuale in riferimento all’anno precedente l’investimento, al netto delle variazioni dei volumi produttivi e delle condizioni esterne che influiscono sul consumo energetico.
Mentre le certificazioni dovranno essere rilasciate da un valutatore indipendente e secondo criteri e modalità individuate con il decreto del Ministero, (che deve ancora uscire ufficialmente) e conterranno ex-ante l’attestazione della riduzione dei consumi energetici ed ex-post la effettiva realizzazione degli investimenti conformemente a quanto previsto dalla certificazione ex-ante.
Il credito d’imposta 5.0 non è cumulabile con il credito Industria 4.0. Quindi le aziende potranno scegliere a quale piano fare riferimento per i propri investimenti innovativi.
Ricordiamo che il piano Industria 4.0 prevede sempre fino al 2025:
- credito d’imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica;
- credito d’imposta formazione 4.0.
Ora non resta che attendere che vengano pubblicate le disposizioni per:
- le modalità e i termini di trasmissione delle comunicazioni, certificazioni e documentazione;
- i criteri per la determinazione del risparmio energetico conseguito;
- alle procedure di fruizione del credito d’imposta ed esclusione e recupero del beneficio;
- all’individuazione dei requisiti dei soggetti autorizzati al rilascio delle certificazioni;
- all’individuazioni delle eccezioni e delle specifiche connesse agli investimenti non agevolabili.
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